La mia prima volta a Bari. Una mappa in bianco e nero del percorso da fare, per cercare di non perdermi, che sentenzia senza troppe reticenze: tre chilometri e mezzo. Nel cammino unica compagnia è la presenza di una pioggia insistente e fastidiosa. L’appuntamento è per le 19.30/20.00 al locale (Zenzero Club alla traversa Colletta) dopo il soundcheck ed io sono, stranamente, in perfetto orario; anzi, arrivo prima e trovo la band che prova i suoni mentre Marco ancora non c’è.
Dopo una buona oretta finisce il soundcheck e mi avvicino al cantautore fiorentino che molto cordialmente mi invita su nel camerino.
Mentre sistemo il registratore Marco mi offre un bicchiere –extra large- di "primitivo di Manduria" e lascia la bottiglia li. E’ tutto perfetto, si può cominciare...
Partiamo dalla tua ultima uscita e la scelta di doppia pubblicazione. Il prossimo lavoro, hai dichiarato, sarà diverso dal primo con testi ed atmosfere completamente differenti; allora come mai hai deciso di intitolarlo nuovamente "neve ridens", con la differenza della parola sbarrata?
Domanda legittima. La prima ragione è perché sono canzoni e materiale che appartengono allo stesso periodo di scrittura ed elaborazione, un periodo lungo due anni e solo per questo si aderiscono molto.
La seconda ragione è di peso dal fatto che sono presenti dei cambiamenti radicali ma anche dei ganci molto forti con il primo.
Poi una terza è che a me, personalmente, non piacciono i dischi lunghi perché l'ascoltatore, visti i tempi dilatarsi, perde quella concentrazione ed attenzione che servono per comprendere un disco.
La Mescal quando hai proposto due dischi a distanza così ravvicinata come ha reagito, visto che è la prima etichetta indipendente a fare operazioni del genere?
Mi pare che sia la prima volta che accade in Italia con un'etichetta indipendente una cosa del genere. C'è stato Antonacci, ma lui esce su major e quindi gli sforzi di promozione etc etc sono quasi nulli in confronto a ciò che deve sostenere un'etichetta indipendente, ed in questo caso la Mescal.
Loro mi hanno risposto che non l'avevano mai fatto però io credo di aver motivato bene il perché abbia voluto fare un'operazione del genere. Mi rendevo conto di quanto materiale fosse uscito fuori, di quanto fosse denso sia a livello musicale che a livello testuale ed a questo punto se facevo un doppio disco avrei ottenuto l'effetto contrario di ciò che volevo.
Molto probabilmente l'ascoltatore dopo otto canzoni non ne poteva più e quindi abbiamo preferito, appunto, l'uscita posticipata. Sarebbe stato presuntuoso, da parte mia, aver preteso un’attenzione dilatata da parte dell'ascoltatore. La cosa più importante è che ho avuto l'opportunità di scindere due diversi approcci alla musica di questo lavoro. Io, nella mia produzione, sono stato sempre abituato a dischi piuttosto eterogenei, magari c'era qualche collaborazione.
Io con questi due lavori ho una stessa medaglia con due facce differenti che però si amalgano tra loro in maniera perfetta.
Nel prossimo disco l'approccio sarà differente. Mentre in questo primo lavoro ritroviamo musiche legate alla reazione e quindi inevitabilmente al movimento intersecate a testi secchi e pungenti, cosa ci dobbiamo aspettare dal secondo lavoro?
Hai colto perfettamente l'essenza di ciò che volevo trasmettere. Nel secondo disco, vedrai, si andrà a spogliare ancora di più ciò che c'è nel primo, i concetti e le cose da dire.
Ci saranno brani, dal mero punto di vista musicale, voce e strumento: ad esempio, introdurrò l'ukelele. Mentre nel primo disco ci sono prese di posizione con testi, come hai detto tu, secchi e pungenti, nel secondo ci saranno testi più riflessivi. Riconoscerai delle intere frasi presenti nel primo disco che ricorreranno.
Frase cardine è: "la meraviglia è la concentrazione", che è poi il ritornello di "Wake up" (primo brano di Neve Ridens, ndR), ma con un atteggiamento opposto, contestualizzato con un altra atmosfera. Capita a tutti di pensare e dire una stessa cosa e di affrontarla in maniera opposta. Ci sono innumerevoli ganci e da qui anche il titolo, ritornando alla tua prima domanda.
Ma c'è un particolare significato nello sbarrare nel primo disco "ridens" e nel secondo "neve"?
Il significato è che si appartengono, inscindibilmente questi due dischi. Solo nel momento in cui si avranno entrambi i dischi potrai capire completamente il concetto di fondo di questo lavoro. Tu che interpretazione dai?
Io credo che, essendo un disco con testi forti, barrare "ridens" e lasciare in evidenza "neve" sta ancora di più a sottolineare la reale urgenza del disco e quindi alzo ad emblema "Wake up", dove ti stanno rubando la macchina, cosa futile, ma, attenzione, ti stanno rubando il sorriso, ciò che ti illumina il viso. Sei d'accordo?
Completamente. Cancellare ridens è l'affermazione della stessa parola. Disco forte associabile alla neve, mentre ridens, gesto caldo, equipara le due cose per arrivare a raggiungere un equilibrio sostanziale solo dopo che avrai i due lavori.
Adesso son curioso. Sul web e sulle riviste non ho trovato nessuna notizia certa sulla pubblicazione del nuovo capitolo "neve ridens". Hai già in mente quando pubblicarlo?
Abbiamo deciso per il nove febbraio se non ci saranno ritardi.
Prevedi di fare nuovamente il tour lungo un giorno? Una domanda che mi preme, la scelta di suonare in un negozio di manichini ha un particolare valore simbolico o è figlia della casualità?
No, no (ride ed insieme a lui tutta la band, ndR). E' stata un'esperienza bellissima, ma di contro molto faticosa e molto rara. Ha funzionato perfettamente dalla a alla z, però per il prossimo disco preferisco fare una bella cena. Fatto una volta e stop.
Per quanto riguarda il negozio, era mia intenzione andare nei luoghi non deputati e cercare di provocare delle reazioni.
Si, ma il suonare in stazione come un classico busker forse è prevedibile, non credi?
Credo di si. Per il negozio (la maschera dello stupore si dipinge sul mio volto sempre più atrocemente, ndR): io vendo un disco, non per questo mi vendo ma sono consapevole di essere all'interno di un meccanismo dove vendo un prodotto. Questo travalica l'essere umano in quanto persona che pensa ed ha delle emozioni.
Noi viviamo questo tipo di mondo che è così strutturato e se lo si accetta bisogna andargli incontro. Mettersi all'interno di questo mondo è, se vuoi, un modo provocatorio di mettermi in discussione con me stesso. Non bisogna essere ottusi e restare sulle proprie posizioni. E' come fare un pezzo dei Sex Pistols a San Remo. Non me ne viene uno, aiutami un pò.
Anarchy in the UK
Si, prova a mettere i Sex Pistols che fanno quel pezzo li a San Remo. Più metti un brano provocatorio in un ambiente così e più avrai il suo effetto contrario.
Beh, però metti il caso dei Placebo a Sanremo.
Quello era ridicolo, voleva spaccare tutto ma aveva paura che la chitarra tornasse indietro e gli spaccasse il braccino. Non era un gesto. Quell’episodio ha avvalorato la tesi di chi sostiene che i Placebo sono un gruppo da teenager, superficiale quanto la loro musica; quello era l'imitare delle cose viste.
E musicalmente cosa ne pensi dei Placebo?
C'era qualcosa d’interessante, ma non tanto da sconvolgermi la vita. Poi vedi fare determinati gesti e giudichi.
Credo che se i Bauhaus e David Bowie non fossero esistiti adesso non staremmo perdendo tempo con loro.
Eh si. Poi tra l'altro, il singolo che li lanciò (Pure morning, ndR) prendeva molto in prestito da Peter Murphy (frontman dei Bauhaus,ndR) ed un suo progetto parallelo, con il bassista dei Japan, intitolato "Delilah's car". La linea vocale di un brano del disco è identica al singolo dei Placebo, è un vero e proprio plagio. Denunciamoli (tutta la stanza scoppia in una sonora risata, ndR).
Beh, sai ultimamente Murphy è stato in Italia ed il pubblico chiedeva a gran voce i brani dei Bauhaus, piuttosto che la produzione solista che continuava a suonare imperterrito.
Avevo sentito questa cosa, io gli do pienamente ragione. Il pubblico non può voler sentire qualcosa che oramai è terminato e concluso e che magari può aprire ferite ad una persona.
Torniamo al tour, dopo l'esperienza con la Millenium Bugs Orchestra (diretta da Mirko Guerrini,ndR) e con un dj, com'è stato tornare per te ad una formazione prettamente rock? Però, Enrico (dei Mariposa,ndR) che ti accompagna in tour si occupa dei fiati. Insomma questa passione per gli ottoni continua...
Dopo il progetto impegnativo dell’orchestra che mette insieme tante teste ed innumerevoli sovrastrutture avevo una necessità, credo naturale, di ritorno alla pulizia sonora.
Hai fuorviato la mia domanda.
Eh si (sorride copiosamente)...
Ma il tuo rapporto con l’elettronica, mi viene in mente "Fuck heart let’s dance", da cosa nasce? Voglia di nuovi territori musicali?
Parlando da musicista quel brano li è una delle operazioni più riuscite nell’ambito de "L’attuale jungla". Se noti bene in quella traccia non c’è presenza minima di elettronica, la cosa che più mi entusiasma sono i meccanismi: l’intervento dell’orchestra sovrapposta con la band s’intersecano in maniera perfetta per un risultato che mi soddisfa molto.
Io questa sera suono una chitarra ed una voce, che è l’elemento cardine da cui nasce tutto ed anche quel brano, al massimo uso degli effetti per la voce.
Forse storci il naso, ma se ti parlo di "Everything in its right place" (dei Radiohead in Kid A) come termine di paragone?
Beh, a me piacciono molto i Radiohead ed infatti molti tuoi colleghi mi dicono che ho una forte affinità con la band inglese. Io non disdegno il paragone perché, appunto, mi piacciono molto ma vorrei dire che ogni persona scrive ciò che pensa e suona come vuole ma dare un’etichetta non mi piace personalmente. Ho amato sin dal primo ascolto "Kid A" e a differenza di molti per me quel disco è un capolavoro.
Però loro obiettivamente in quella canzone giocano molto sulla voce ma con aggeggi elettronici.
Hai visto il dvd a Parigi?
No, purtroppo. Ti è piaciuto?
Molto, molto. Poi loro sono davvero eccelsi nelle loro soluzioni.
Per me loro sono attuali, sei l’ennesima persona che mi consiglia di vedere quel concerto. Prima o poi lo acquisterò. Ritornando a ciò che dicevo prima, a nessuno interessa che i Radiohead abbiano preso e carpito la lezione di Miles Davis, sia musicale sia come target del pubblico.
In effetti in un brano ci sono dei musicisti che suonano dei fiati che non sono giovanissimi, un po’ come a simboleggiare ciò che dicevi prima e il legame con Davis.
Aggiungi desiderio alla mia voglia di vederlo. Devo averlo.
Comunque, ritornando al discorso della band
Viene naturale dopo aver affrontato un progetto così sovra strutturato il desiderio di asciugare e di tornare alle fondamenta sia nei riferimenti a livello umano con le persone con cui interagire e sia perché sei saturo. Volevo ritornare ad un certo discorso di nudità. In questi due lavori di "neve ridens" c’è la voglia di mettersi a nudo in un certo senso.
Ti è mai venuta la voglia di ritornare sui brani suonati con la "Millenium Bug’s orchestra"? Ritorno inteso come cambiamento d’arrangiamenti.
Non ho mai pensato a quest’eventualità ma vedrai già dei cambiamenti di alcuni brani che ho suonato con l’orchestra nel live di questa sera. Comunque io sono partito in un modo ed i brani sono così, il fatto di aver incontrato sulla mia strada l’orchestra non cambia com’è il brano in origine.
E’ stato provato in quell’esperienza a "classicizzare" brani che classici non sono. Per me l’esperienza orchestra è stata circoscritta. In "neve ridens" invece che aggiungere mi sono trovato ad eliminare, forse qualche residuo dell’esperienza era rimasto. Non so.
Ma come è andata con Patty Pravo per "Farfalla pesante"?
Patty Pravo cercava delle composizioni di giovani autori italiani per poter poi inserirle nel suo disco. Tramite Manuel (Afterhours) e Joe (La Crus) che avevano collaborato insieme per una versione di "Pensiero stupendo" uscita poi in un disco dei La Crus, lei è arrivata a me.
Io avevo inciso la mia versione nello studio e poi dopo un paio di giorni di session con lei abbiamo fatto venir fuori una versione che poteva piacerle. Ha inciso ma poi, credo anche per esigenze di produzione artistica, ha preso delle altre direzioni modificando la canzone e mantenendo solo la voce.
A me non piace sinceramente. Li dove poteva svettare un certo tipo di scrittura, lei l’ha resa anonima ed a mio modo di vedere con dei tagli ed arrangiamenti che lasciano perplessi. Insomma, non fa venir fuori la canzone né tanto meno il testo.
Tu prendi in prestito "Il tempo delle fragole", tuo primo singolo, dal film omonimo di Bergman ed hai utilizzato le battute iniziali di "American Beauty" per i versi iniziali di "Come un coltello". Credo sia una forma d’arte che ti influenza molto, qual è il tuo rapporto con il cinema e soprattutto vai al cinema per vedere solo determinati tipi di film/autori o vai anche per vederti film meno impegnati? Hai mai pensato di musicare qualche lavoro cinematografico?
Io vado sempre al cinema e non mi influenza particolarmente il nome dell’autore o la pubblicità che lo sostiene. Colonne sonore? (riflette per qualche secondo) Mi piacerebbe moltissimo poterne fare ma per adesso ho musicato uno spettacolo di danza, purtroppo non mi è mai stata data l’opportunità.
Il cinema influenza notevolmente la mia scrittura perché è una forma d’arte che mi piace moltissimo. Il cinema si confà molto al mio modo di scrivere che è sempre in stretto riferimento alle immagini. Dylan Thomas (grande poeta del 900,ndR) aveva un modo di scrivere con accostamento di immagini molto forti tra loro che, appunto, si riferisce al cinema ed al montaggio alternato.
A proposito di immagini, sto leggendo "Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Masters che si avvicina molto, a mio modo di vedere, al modo di scrivere di Thomas.
L’approdo a Fabrizio De Andrè ed al suo "Non all’amore, non al denaro né al cielo" è inevitabile. Tutto questo lungo preambolo è per arrivare a chiederti se avevi ascoltato il rifacimento di Morgan e cosa ne pensi?
Certo. A me è parsa un’opera rispettosa e riuscita bene, ero presente alla presentazione dell’album dove ha suonato dalla prima fino all’ultima nota del disco rispettandolo filologicamente. Non mi piace chi critica gratuitamente dicendo che De Andrè è lui e non va toccato.
Infatti, anche tu hai ripreso "Ho visto Nina volare" ...
Esatto. Non vanno tarpate le ali agli artisti. Tanto di cappello a De Andrè ma noi tutti artisti mettiamo a disposizione ciò che abbiamo dentro per poter fare un tributo. L’importante è fare bene e con rispetto ciò che si vuol e si tenta di fare.
Morgan non si prende meriti per ciò che non ha fatto, anzi. Facendo un confronto parallelo: prendi "Imagine" di John Lennon. Solo perché è una degli evergreen più importanti della storia della musica non va ripresa? Per me non è così.
Hai sentito la versione degli "A perfect circle"?
No
Volevo sapere cosa ne pensavi. Ma te come lo vedi Fabrizio De Andrè come autore teatrale? Conosci meglio di me il suo modo di scrivere...
Non ci avevo mai pensato, ma sinceramente non è male come idea. Ritornando, gli evergreen sono patrimonio di tutti ed ognuno la può affrontare, ma con la consapevolezza che è una cosa impegnativa. Ho trovato un Morgan non gigione, bohemienne, ma un musicista serio qual è affrontare con serietà e bravura una prova molto difficile.
Come hai trovato gli arrangiamenti?
Sono molto rispettosi. Ha usato il theremin che alla fine elettronica non è. Lui ha cambiato poco e con gusto, gusto che mancava talvolta agli arrangiatori di quel periodo li, degli anni 70.
Ma li ha curati Piovani...
Si, ma comunque sono legati al quel periodo e magari andavano un po’ rimordenizzati. Morgan li ha riadattati ed ha comunque cercato di cambiare il meno possibile cercando proprio di ottenere il suono di quel periodo lì: batteria, archi, chitarre e tutto insomma.
Rimaniamo sulle nostre posizioni. Tu hai edito due libri, il rapporto di Marco Parente e la letteratura?
Sono introvabili e credo verranno ristampati con la pubblicazione del nuovo disco. Sono dei libri con tutti i testi da "Testa, dì cuore" a "Trasparente". "Cuore distillato" è edito dalla City Lights. Sono conenuti i testi con delle appendici a quei testi che fungono o da premessa o da naturale proseguimento. Ci sono delle illustrazioni curate da Graziano Staino. In "Trasparente" non c’erano i testi nel booklet e puoi trovarli sul libro stampati su carta trasparente.
Si ricordo, come in "Neve Ridens".
Si si, saranno editi tutti sul secondo.
A proposito di City Lights, tu stai partecipando ad un festival itinerante tra il Belgio e la Francia. Cos’è che fai?
Sono tornato proprio pochi giorni fa dalla Francia. Io sono un semplice musicista ed ho pubblicato solo dei testi. Nel lavoro con Antonio (proprietario della City Lights) ci intersechiamo molto. Io suono molto e faccio delle canzoni, mentre lui si unisce e in alcune code legge dei suoi testi oppure legge i miei testi.
Quale sensazione ti percorre quando uno legge e recita ciò che tu hai scritto?
Beh, bellissima. Se uno li legge bene è stupefacente
L’esperimento "Open Songs" come sta andando?
Beh, per adesso siamo un po’ fermi perché io il mezzo Internet lo utilizzo poco e lo curo il giusto. Dopo quell’esperienza mi sono trovato ad essere interpellato a parlare di diritto d’autore e no copyright.
A me sembrava anche un’idea normale quella di mettere a disposizione, una volta che io il disco l’ho fatto, le singole tracce.
Mi piacerebbe aggiornarlo via via sui lavori che escono fuori e conto di farlo in futuro. Per adesso siamo fermi a "Trasparente". Ci sono arrivati due o tre remix interessanti.
Interessanti..a proposito di interessante, l’esperienza di Firenze l’hai registrata? Non sarebbe male l’idea di pubblicare una sorta di documentario dvd.
E’ tutto ripreso audio e video, l’idea era proprio quella di fare un documentario. Per adesso aspetto i finanziamenti dalla regione toscana e della provincia di Firenze. Questi enti l’hanno appoggiata, appunto come dicevamo prima, perchè non l’ha mai fatta nessuno una promozione del genere.
Beh, (nel frattempo lo chiamano a cena) ti auguro un buon concerto. In bocca al lupo per stasera
Crepi...
Ringrazio Marco per la notevole disponibilità, la band ed il fonico per la sopportazione e, dulcis in fundo, Migena...
Neve ridens, un giorno
Neve ridens
di Rocco D'Ammaro
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